Il Trionfo delle Fragole |
|
La simpatica festa, scomparsa nella seconda metà del secolo sorso, è così descritta da Luigi Dubino. |
|
La "Patarina" non c'è più ! |
||
Quando si ode il suono del campanone capitolino, molti romani son convinti che trattasi ancora della "Patarina" (così detta dalla presenza in Viterbo di un gruppo di eretici detti "Patarini"), la famosa campana portata come trofeo di guerra nel 1200 dal Senatore Pandolfo della Suburra, dopo aver sconfitto i viterbesi che avevano osato molestare gli abitanti di Vitorchiano volontariamente postisi sotto la protezione di Roma. |
||
Il Lotto in chiesa |
|||
Ad uso quanto mai profano venne adibita la Chiesa di Santa Maria in Campo Marzio durante l'occupazione napoleonica. La chiesa fu nuovamente consacrata e riaperta al culto da Pio VII (1800-1823) nel mese di febbraio 1814. |
|||
Chiesa in Santa Maria in Campo Marzio - Via di Campo Marzio, 45/a |
Il Carnevale Romano |
||
Fino alla fine del XIX secolo il Carnevale Romano ha rappresentato uno dei maggiori eventi pubblici del paese. SAB DOM LUN MAR MER GIO VEN SAB DOM LUN MARTEDÌ GRASSO
|
||
L'importanza della festa per i romani veniva accresciuta dal fatto che solo durante questo breve periodo era consentita la trasgressione di alcune rigide disposizioni in materia di ordine pubblico, in gran parte basate su codici religiosi. I tutori dell'ordine erano inflessibili a farle rispettare nel resto dell'anno e in particolare durante l'imminente Quaresima, quando persino le commedie a teatro erano proibite per non turbare lo spirito pasquale. |
||
E benché anche il Carnevale fosse strettamente regolamentato, non era raro che qualcuno si lasciasse andare ad eccessi di ogni sorta. Sotto diversi papi, primo fra tutti Sisto V, a Carnevale il boia dovette fare gli straordinari. |
||
I festeggiamenti però erano tutt'altro che garantiti: ogni anno si doveva attendere che il papa con un editto apposito concedesse la licenza di tenerli. In genere nei Giubilei (o Anni Santi) l'intero programma veniva soppresso e sostituito da celebrazioni liturgiche. Anche la morte di un papa poteva far sospendere le feste (ad esempio quella di Leone XII, nel 1829, costò ai romani il Carnevale di quell'anno). |
||
Il primo luogo dei festeggiamenti del Carnevale Romano fu piazza Navona, allora platea in Agone, dove sin dal medioevo si svolgevano tauromachie e tornei di cavalieri consistenti nel colpire un bersaglio rotante (un classico saracino) oppure varianti quali il gioco dell'anello (infilzare con la lancia un anello collegato ad un grosso recipiente pieno d'acqua che si rovesciava sul cavaliere). |
||
A questa si aggiunse il Monte Testaccio, presso il confine sud-ovest dell'allora confine urbano, area pressoché disabitata; |
||
Verso la metà del '400 i festeggiamenti cambiarono sede per ordine di papa Paolo II, che essendo veneziano colse l'occasione per valorizzare il suo Palazzo Venezia appena costruito, ovviamente in piazza Venezia. |
||
Come teatro delle feste carnascialesche fu scelta l'adiacente via del Corso, che all'epoca si chiamava via Lata (era la periferia nord della Roma rinascimentale) e che ancor prima, in epoca romana, era stata il primo tratto della via Flaminia. |
||
Il Rabbino Capo della comunità si recava in Campidoglio e inginocchiato davanti al Senatore e ai Conservatori, la pubblica amministrazione di Roma, pronunciava un discorso di contrizione, al quale il Senatore rispondeva con le parole: |
||
Si arrivava così all'atto conclusivo del Carnevale, la sera del Martedì Grasso, con la suggestiva Corsa dei Moccoletti, fatta cioè reggendo candele o lumini e tentando, nel correre, di spengere le fiammelle altrui. |
||
Di giorno erano in molti a travestirsi. Dopo il tramonto era ancora lecito farlo, ma senza indossare maschere sul volto, per motivi di pubblica sicurezza; tali maschere, di cera o cartapesta, erano così popolari da costituire per i venditori una vera nicchia di mercato, per tutta la durata del Carnevale. Persino preti, frati e monache facevano baldoria, anche se nell'ambito dei rispettivi conventi (non in strada); erano ammessi musica, balli, pranzi sontuosi e anche qualche innocente travestimento. Alle monache di clausura, però, era consentito mascherarsi solo con gli abiti dei propri confessori! |
||
L'evento più atteso era la Corsa dei Barberi, cioè dei cavalli berberi, una razza non molto alta ma muscolosa; questa aveva sostituito nel favore popolare la corsa ormai vietata degli storpi. |
||
Il proprietario del cavallo vincitore riceveva in premio un palio, cioè un drappo di stoffa preziosa e ricamata, le cui spese toccavano, manco a dirlo, agli ebrei. |
||
Ciò che rendeva molto pericolosa questa corsa era la strettezza della strada, completamente riempita di spettatori. |
||
Nel 1874, durante la corsa un giovane improvvidamente attraversò la strada mentre sopraggiungeva un cavallo e morì proprio sotto gli occhi dei reali. Vittorio Emanuele II abolì la manifestazione, che da allora non fu mai ripetuta. |
||
Per tutto il XX secolo delle suddette manifestazioni rimase solo il lontano ricordo, nel nome stesso di via del Corso. |