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San Giovanni in Laterano

Monumenti e luoghi famosi

L'Arcibasilica Laterana o Lateranense, meglio nota come San Giovanni in Laterano, è la Cattedrale della diocesi di Roma e la sede ecclesiastica ufficiale del Papa, contenendovi la Cattedra papale o Santa Sede.
È inoltre la prima delle quattro basiliche papali e la più antica basilica d'Occidente.
Il suo nome completo è
Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista
in Laterano
, madre e capo di tutte le chiese della Città (per antonomasia, ossia di Roma) e del mondo (in latino: Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sanctorum Iohannis Baptistae et Evangelistae in Laterano, omnium Urbis et orbis ecclesiarum mater et caput).
Attualmente l'arciprete della basilica è il
cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la città di Roma e distretto, mentre il protocanonico onorario è di diritto il Presidente della Repubblica Francese.
La basilica ed il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense), pur essendo territorio della Repubblica Italiana, godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti alla Santa Sede che pertanto ne ha piena ed esclusiva giurisdizione.

l nome ufficiale del Laterano, come s'è detto, è quello latino di Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sanctorum Iohannis Baptistae et Evangelistae in Laterano, omnium Urbis et orbis ecclesiarum mater et caput, ed è caratterizzato dai seguenti significati:
il titolo di
Archibasilica, cioè "basilica superiore", deriva dal fatto che essa è la più antica e quella di rango più alto tra le quattro basiliche maggiori romane, tutte caratterizzate da una porta santa e un altare papale.
Le altre sono: la basilica di San Pietro, che manifesta la Chiesa apostolica fondata sull'apostolo Pietro, la basilica di San Paolo, che manifesta la Chiesa cattolica, fondata sulla missione itinerante di Paolo, la basilica di Santa Maria Maggiore, che manifesta la Chiesa santa generata con Cristo da Maria; la dedica Sanctissimi Salvatoris è conforme alla tradizione di intitolare a Gesù Cristo tutte le cattedrali patriarcali, cioè le chiese titolari dei Patriarchi (da non confondere con le suddette basiliche patriarcali), e identifica pertanto il Laterano come la cattedrale del Papa, patriarca della Chiesa latina (altrimenti detto Patriarca d'Occidente); colle parole et Sanctorum Iohannis Baptistae et Evangelistae s'esprime invece una dedicazione secondaria ai due san Giovanni, il Battista e l'Evangelista, voluta rispettivamente dai papi Sergio III e Gregorio Magno; la specificazione in Laterano ricorda invece l'originario nome di Basilica Laterana, che si riferiva all'ubicazione urbana della basilica e che è comune all'antica denominazione delle basiliche papali: la Basilica Vaticana, sul colle Vaticano, la Basilica Ostiense, sulla Via Ostiense, la Basilica Liberiana, eretta da papa Liberio; infine il titolo onorifico di omnium Urbis et orbis ecclesiarum mater et caput indica come essa sia preminente su tutte le altre chiese del mondo, in quanto cattedrale del Papa, cui i concili antichi riconoscevano il primato in onore tra i vescovi e i patriarchi in qualità di successore di Pietro principe degli apostoli.

Storia
Origini
La basilica sorse nel
IV secolo nella zona allora nota come Horti Laterani, antichi possedimenti della famiglia dei Laterani confiscati ed entrati a far parte delle proprietà imperiali al tempo di Nerone. Restituiti ai Laterani da Settimio Severo, che vi aveva eretto nei pressi i Castra nova equitum singularium, il terreno ed il palazzo che vi sorgeva pervennero all'imperatore Costantino quando questi sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell'ex-imperatore Massimiano e sorella dell'usurpatore Massenzio. La residenza era dunque nota, a quell'epoca, con il nome di Domus Faustae e Costantino ne disponeva come proprietà personale quando vinse Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312.
La tradizione cristiana aulica fa risalire la vittoria ad una visione premonitrice che nel motto
in hoc signo vinces avrebbe spinto l'Imperatore a dipingere il simbolo cristiano della croce sugli scudi dei propri soldati. Vittorioso, Costantino avrebbe donato, in segno di gratitudine a Cristo, gli antichi terreni e la residenza dei Laterani al vescovo di Roma, in una data incerta, ma associabile al papato di Milziade (310-314).
Sul luogo degli antichi castra venne edificata dunque la primitiva basilica, consacrata da Milziade al Redentore, all'indomani dell'editto di Milano dell'anno 313 che legalizzava il Cristianesimo. Nella domus, divenuta sede papale, si tenne in quello stesso anno il concilio con cui venne dichiarato eresia il donatismo.
La dedicazione ufficiale della basilica al Santissimo Salvatore fu compiuta però da papa Silvestro I nel 324, che dichiarò la chiesa e l'annesso Palazzo del Laterano Domus Dei ("casa di Dio").

Età paleocristiana: la prima basilica
Sul primitivo aspetto della basilica, dopo l'editto di Milano, sono note le descrizioni delle fonti e le informazioni relative alle successive ricostruzioni, che per un certo periodo continuarono a basarsi sulla struttura originaria.
L'originale basilica era nota, per il suo splendore e per la sua importanza, con il nome di Basilica Aurea ed era oggetto di continue ed importanti donazioni da parte degli imperatori, dei papi e di altri benefattori, testimoniate nel Liber Pontificalis.
L'edificio era orientato secondo la direttrice est-ovest tipica delle basiliche paleocristiane, con la facciata rivolta ad oriente, cioè verso l'alba, e l'abside con l'altare rivolti ad occidente, cioè verso il tramonto, così come consigliava un testo attribuito a papa Clemente I, nel I secolo, ma forse databile al IV secolo, il quale recitava:
« [Preghiamo Dio] che ascese sopra il cielo dei cieli verso oriente, ricordando
l'antica passione per il Paradiso, posto a oriente, da dove il primo uomo,
disobbedendo a Dio, persuaso dal consiglio del serpente, fu cacciato. »
Oriente era quindi il luogo dove si trova il Paradiso e quindi Cristo, e la direzione dalla quale questi sarebbe tornato sulla terra.
Nello stesso testo si recitava come il seggio del vescovo dovesse stare al centro, affiancato dai presbiteri, e che i diaconi avessero la cura disporre in zone separate i laici, divisi tra uomini e donne.
La primitiva basilica aveva una forma oblunga e disponeva di cinque navate fortemente digradanti in altezza, divise da colonne: la navata centrale era la più larga e più alta e si elevava sopra delle altre permettendo di aprire luminose finestre nel cleristorio.
Il soffitto era coperto a capriate, che probabilmente dovevano essere a vista.
Opposta alla facciata era presente un'unica abside. In fondo alle navate esisteva una navatella trasversale, il primitivo transetto, nella quale prendevano posto durante la celebrazione il vescovo, sedendo in centro, su un seggio rialzato, affiancato dai sacerdoti, disposti ai lati.
Tra le navate ed il transetto due possenti colonne sostenevano un grande arco detto arco trionfale.
Verso il centro della navata si disponeva il lettore dei testi sacri, che doveva disporre di una struttura rialzata.
Già colpita nel 410 dal Sacco di Roma dei Visigoti di Alarico, nel 455 la basilica venne nuovamente saccheggiata dai Vandali di Genserico, che la privarono di tutti i suoi tesori. La chiesa venne però restaurata e riportata al suo originario splendore da papa
Leone Magno attorno al 460, venendo poi ulteriormente arricchita sotto il successore Ilario, il quale vi aggiunse tre oratori.
In totale la basilica venne dunque ad essere circondata da
sette oratori, in seguito parzialmente inglobati nell'edificio, da cui nacque in seguito la tradizione di dotare le chiese di sette altari.
Declinata parallelamente al declino della città, la basilica venne restaurata da papa Adriano I alla fine dell'VIII secolo, apparendo in tutto il suo splendore in occasione della
Pasqua dell'anno 774, quando vi ricevette il battesimo Carlo Magno.
Nuovi interventi seguirono poi negli anni 844-847, quando papa Sergio II ricavò una confessio sotto l'altare maggiore.
La basilica di San Giovanni fu teatro di uno degli avvenimenti più drammatici nella storia della Chiesa cattolica: il processo a
papa Formoso, detto anche il Sinodo del cadavere. Dopo la morte di Papa Formoso, nell'896, probabilmente a seguito di avvelenamento, il suo successore, Stefano VI, istruì un processo contro di lui, ritenuto colpevole di essere salito al soglio pontificio grazie all'appoggio del partito filogermanico.
La mummia di Formoso fu dunque riesumata dal sepolcro, abbigliata con i paramenti pontifici e collocata su un trono nella sala del concilio, per rispondere a tutte le accuse che erano state avanzate da papa Giovanni VIII. La macabra adunanza si svolse nella Basilica con i cardinali e i vescovi riuniti sotto la presidenza di Stefano VI. Il verdetto stabilì che il deceduto era stato indegno del pontificato. Tutti i suoi atti e le sue misure vennero annullati, e gli ordini da lui conferiti vennero dichiarati non validi.
Le vesti papali vennero strappate dal suo corpo, le tre dita della mano destra, usate dal Papa per le consacrazioni, vennero tagliate e il cadavere fu poi trascinato per le vie di Roma e gettato nel Tevere. In quello stesso anno, un terremoto fece crollare il tetto sopra la navata centrale, danneggiando gravemente la chiesa e l'evento fu ritenuto un castigo divino nei confronti di Stefano VI.
I racconti dicono che la basilica "sprofondò dall'altare alle porte" (ab altari usque ad portas cecidit) ed i danni furono così ampi che si rese necessaria una radicale ricostruzione.
Poche tracce rimanenti degli edifici originali possono tuttora essere identificate nelle Mura Aureliane, fuori Porta San Giovanni ed una grande parete decorata con pitture fu trovata nel XVIII secolo all'interno della basilica stessa, dietro la cappella Lancellotti. Poche altre tracce dell'edificio più vecchio vennero alla luce durante i lavori di scavo effettuati nel 1880, quando erano in corso i lavori per allargare l'abside, ma non fu scoperto niente di importante o di valore.

Età altomedievale: la seconda basilica
Il nuovo edificio, inaugurato agli inizi del X secolo, rispettava nella loro essenza le proporzioni della basilica costantiniana.
Esso venne consacrato da papa
Sergio III, il quale, inaugurando anche il nuovo battistero, aggiunse alla chiesa anche la dedicazione a San Giovanni Battista.
Sergio fece inoltre ornare la tribuna di mosaici, lasciando memoria della propria opera in una elaborata epigrafe, che venne posta al disopra della porta maggiore.
La basilica di papa Sergio era dotata di un campanile, distrutto però da un fulmine nel 1115 e riedificato da papa Pasquale II.
Nel XII secolo, poi, papa
Lucio II dedicò il Palazzo del Laterano e la basilica anche a San Giovanni Evangelista. In seguito nel Palazzo del Laterano fu insediato un monastero di Benedettini.
Nel 1276 all'interno della basilica venne poi inaugurato il Monumento Annibaldi, opera di Arnolfo di Cambio che costituì un prototipo per le tombe romane del periodo gotico.
Nel 1292, inoltre, papa Niccolò IV restaurò i mosaici absidali ad opera dei francescani fra'Giacomo di Turrita e fra' Giacomo da Camerino. Tra il 1297 ed il 1300 sono inoltre forse databili i primi interventi da parte di
Giotto sui cicli decorativi della basilica, nel corso del suo secondo soggiorno romano. L'apice della gloria della nuova basilica lateranense giunse comunque il 22 febbraio 1300, quando papa Bonifacio VIII vi indisse il primo Giubileo.
La decadenza iniziò però ben presto, appena nel 1305, quando, morto Bonifacio e le sue aspirazioni universalistiche, l'inizio della cattività avignonese segnò l'abbandono di Roma da parte dei papi. Nella notte del 6 maggio 1308 la seconda basilica laterana andò quasi completamente distrutta in un furioso incendio.

Età bassomedievale: la terza basilica
Da Avignone, papa Clemente V e papa Giovanni XXII inviarono il denaro necessario alla ricostruzione ed al mantenimento della basilica, ma la chiesa non tornò più al suo splendore originario. Nel 1360, poi, la nuova chiesa venne nuovamente distrutta dal fuoco e ricostruita da papa Urbano V.
La terza basilica continuò a mantenere la sua forma antica, essendo ancora divisa in cinque navate separate da colonne e precedeuta da un ampio quadriportico di stile paleocristiano, anch'esso retto da colonne e decorato, al centro, da fontane.
La facciata era abbellita da un grande mosaico su fondo d'oro raffigurante al centro il Cristo Salvatore e, nel registro inferiore, i Quattro Evangelisti. Sempre sulla facciata principale si aprivano tre ampie finestre che donavano luminosità all'interno.
I portici, ancora risalenti alla chiesa paleocristiana, erano affrescati con opere probabilmente non precedenti al XII secolo, che commemoravano la flotta romana sotto Vespasiano, la presa di Gerusalemme, il battesimo dell'imperatore Costantino e la sua donazione alla Chiesa. A differenza dell'edificio precedente, però, Clemente fece introdurre una navata trasversale, imitata senza dubbio da quella aggiunta molto prima alla Basilica di San Paolo fuori le mura e a modello dei tipici transetti medievali.
Oltre ai portici, altre parti delle costruzioni più antiche ancora sopravvivevano, fra esse la pavimentazione cosmatesca e le statue di San Pietro e di San Paolo, ora nel chiostro.
Nel portico era poi conservata la "stercoraria", il trono di marmo rosso su cui sedevano i papi in occasione dell'incoronazione, ora conservata ai Musei Vaticani. Doveva il suo nome particolare all'antifona cantata durante l'incoronazione papale De stercore erigens pauperem ("Sollevando il povero dal letamaio", dal Salmo 112).

Nel 1349 l'edificio venne lesionato da un nuovo terremoto e quindi nuovamente attaccato dal fuoco nel 1361. Papa
Urbano V affidò i restauri al senese Giovanni di Stefano, il quale eliminò parzialmente le trabeazioni interne e sostituì le colonne costantiniane con venti pilastri in laterizio, realizzando infine, con il contributo del re di Francia Carlo V il grandioso ciborio, inaugurato nel 1370, nel quale furono inseriti i preziosi reliquiari contenenti le teste dei Santi Pietro e Paolo.
Il ciborio tutt'oggi sovrasta l'altare maggiore, nel quale è incastonata la reliquia della tavola su cui celebrò San Pietro.
Vi si trovava poi un ciclo di affreschi, a suo tempo ammiratissimo seppure incompleto, oggi scomparso, opera di
Gentile da Fabriano e del Pisanello, commissionato da Martino V.
Al ritorno da Avignone di papa Gregorio XI, nel 1377, i papi scelsero di spostare la loro residenza al Vaticano e il Laterano perse parte della sua importanza a vantaggio di San Pietro. Nonostante questo lo stesso Gregorio dotò la basilica di un nuovo portale, ornato da leoni, riedificando al contempo la facciata settentrionale, nella quale fece aprire un nuovo rosone.
Nel 1413 la basilica lateranense venne però nuovamente danneggiata dalle truppe di Ladislao I di Napoli, costringendo papa Martino V a provvedere con grandiosi restauri, che si prolungarono sino al pontificato di Eugenio IV.
Nel
1421 la chiesa venne arricchita da un nuovo pavimento cosmatesco ed il soffitto venne riparato, mentre Gentile da Fabriano riceveva l'incarico di realizzare un nuovo ciclo di affreschi nella navata destra. Alla basilica venne annesso inoltre un nuovo convento, addossato al muro della città, assegnato a monaci benedettini.
Alla fine del XVI secolo papa
Sisto V fece demolire sia il vecchio e pericolante palazzo del Patriarchio, facendolo riedificare ex novo dal suo architetto preferito, il ticinese Domenico Fontana. In quest'occasione fu ricostruita la facciata del transetto, fondale prospettico dell'antica via Triumphalis rivolta verso la città, con l'edificazione di una nuova Loggia delle Benedizioni, di fronte alla quale venne ricollocato l'antico obelisco Lateranense.

Età barocca: la quarta basilica
Papa
Innocenzo X decise la radicale riedificazione della basilica, affidandone l'opera al Borromini.
Il progetto era ambizioso e si protrasse a lungo.
Nel 1660 papa Alessandro VII fece rimuovere i portoni bronzei dell'antica Curia Iulia perché divenissero i battenti del nuovo ingresso della basilica.
I lavori edilizi si prolungarono fino al pontificato di Clemente XII, quando venne realizzata infine la facciata principale, progettata da Alessandro Galilei, completata nel 1734 rimuovendo completamente le vestigia del tradizionale impianto dell'antica basilica.
Della basilica medioevale restarono solo il pavimento, il ciborio ed il mosaico absidale, restaurata poi da papa Leone XIII.
Una ulteriore campagna decorativa fu portata avanti da Clemente VIII negli anni dell'ultimo Manierismo, che fece affrescare il transetto da un gruppo di pittori (tra cui il giovanissimo Morazzone) capeggiati dal Cavalier d'Arpino.
Come s'è detto, Innocenzo X fece ricostruire la basilica da Francesco Borromini, che, pur vincolato dalle preesistenze (il soffitto, opera del Manierismo attribuito a Daniele da Volterra o Francois Boulanger, e il pavimento cosmatesco, da lui restaurato e integrato) creò qui uno dei suoi più alti capolavori, specie nella fuga di spazi delle navate minori, caratterizzate da un uso estroso ed intellettuale delle fonti luminose, dette camere di luce, espediente che permette l'illuminazione diffusa degli spazi architettonici e dallo stucco bianco.
Francesco Borromini racchiuse le colonne dell'antica navata centrale in nuovi pilastri, alternati ad archi e caratterizzati da un ordine colossale di paraste.
Sui pilastri collocò delle nicchie dalla forma di tabernacolo, riutilizzando parte delle splendide colonne in marmo verde antico che sostenevano le volte delle navate laterali.
Nel secondo ordine fece in modo di alternare ai finestroni delle cornici ovali adornate dai motivi vegetali della palma, dell'alloro, della quercia e di essenze floreali, al cui interno lasciò visibili, quali reliquie, lacerti dell'antica muratura costantiniana.
La ricostruzione dell'interno ebbe fine al principio del XVIII secolo, ad opera di Clemente XI, che dotò le nicchie borrominiane delle monumentali statue degli Apostoli, commissionate agli scultori più in voga del momento (tra cui Pierre Le Gros e Camillo Rusconi su disegni di Carlo Maratta) e fece eseguire una serie di ovali con Profeti a un gruppo di pittori scelti (tra cui Francesco Trevisani, Giovanni Odazzi, Sebastiano Conca, Giuseppe Bartolomeo Chiari, Benedetto Luti, Luigi Garzi).
La facciata fu invece costruita da Alessandro Galilei (1735), dopo un concorso che lo vide primeggiare, per essere conterraneo del papa fiorentino Clemente XII Corsini su architetti ben più celebri di lui (come Luigi Vanvitelli, Nicola Salvi, autore della Fontana di Trevi, Ferdinando Fuga, e Ludovico Rusconi Sassi), e dopo che Filippo Juvarra fu invitato a partecipare al confronto solo come giudice.
Tuttavia l'opera del Galilei ha il merito di allontanarsi da un repertorio barocco ormai esaurito e di avvicinarsi ai nuovi dettami dell'architettura classica. La facciata, tra le più suggestive di Roma, si presenta come uno schermo davanti all'originaria basilica, generando così un nartece o vestibolo che, rapportato alla navata centrale e alle due navate laterali, ha richiesto una parte centrale
più larga del resto. Galilei ha allargato la finestra centrale fiancheggiandola con due colonnine che sostengono l'arco, secondo lo schema della familiare finestra Palladiana. Portando la parte centrale un po' in avanti e ricoprendola con un frontone che si rompe nella balaustra del tetto, Galilei fornisce una porta d'entrata su una scala più che colossale, incorniciata da colossali pilastri di
ordine composito accoppiati, che lega la facciata nel modo introdotto da Michelangelo nel Palazzo Senatorio.
Più avanti, sempre nel XVIII secolo, si segnalano i progetti monumentali (al limite dell'utopia) di Giovan Battista Piranesi per un nuovo, grandioso presbiterio, eseguiti per conto di Clemente XIII, mai posti in opera.
Fino al XIX secolo tutti i Papi furono incoronati in Laterano, ma dopo la breccia di Porta Pia l'usanza cadde in abbandono.
Nei primi del XX secolo dopo che un avveniristico progetto di traslazione non poté esser messo in opera in ragione dei costi elevati che avrebbe comportato, l'abside antica fu abbattuta per volontà di Leone XIII e ricostruita in posizione diversa per ospitare un nuovo coro, turbando così la spazialità della basilica.
Il
28 luglio 1993 l'entrata laterale e parte della facciata del palazzo furono danneggiati gravemente da un attentato dinamitardo: esplose un'auto bomba.
Anche se la statica della facciata fu danneggiata, fu possibile riparare i danni rapidamente.
Questo attentato fu considerato come un avvertimento al papa che poco prima in Sicilia aveva parlato contro la Mafia. Il posto è ora sottoposto a limiti di circolazione.

La facciata principale
La facciata principale, costruita nel
1732 secondo il progetto di Alessandro Galilei, è costituita da un lungo atrio e da un arioso loggiato che gli sta sopra.
L'atrio, che ricalca lo stile, seppur in forme più semplici, di quello di San Pietro in Vaticano, custodisce, in una nicchia quadrangolare posta all'estremità sinistra, una statua di epoca romana raffigurante Costantino. La porta centrale della basilica proviene dalla Curia Iulia, già chiesa di Sant'Adriano, ed è stata riadattata dal Borromini per la chiesa. Sulla sommità della facciata si trova un gruppo marmoreo raffigurante Cristo con la croce tra alcuni santi vescovi della Chiesa d'Oriente e di quella d'Occidente. Nel timpano si trova un mosaico proveniente dalla basilica paleocristiana raffigurante Gesù.

La facciata settentrionale
La facciata del transetto nord, inquadrata tra due campanili medioevali dell'epoca di
Pio IV, è preceduta da un ampio portico con loggiato, opera di Domenico Fontana. Sul soffitto del portico e su quello della loggia si trovano degli affreschi eseguiti sotto Sisto V raffiguranti Angeli e Santi. In fondo sulla destra, in una nicchia chiusa da un cancello, si trova la statua bronzea di Enrico IV di Francia.

Le navate e le cappelle
La basilica di San Giovanni
ha cinque navate. Mentre quella centrale ha il soffitto a cassettoni e le due limitrofe a piccole cupolette, le navatelle estreme hanno il soffitto piatto e sono divise in campate quadrate e rettangolari da lesene.
Nella navata centrale, in alcune nicchie ricavate nei pilastri, si trovano
le statue dei dodici Apostoli, inserite nella basilica con gli interventi del Borromini, opere di vari artisti tra cui Camillo Rusconi, Pierre Legros e Angelo de' Rossi.
Negli spazi tra una finestra e l'altra ci sono dei tondi dipinti raffiguranti i Profeti.
La pavimentazione è quella cosmatesca della basilica medioevale. Lungo le navate laterali estreme si apre una serie di cappelle. Quelle più importanti della
navatella destra sono la cappella Massimo, la cappella Torlonia e la cappella Casati: qui si trovano le tombe del cardinale lombardo Conte Casati (scomparso in Roma nel 1288) e quella di un suo discendente don Agostino Casati (1739-1820), il Conte della storica dinastia di Milano e Muggiò, zio di Gabrio Casati (1798-1873); mentre la più importante della navatella sinistra è la cappella Corsini, a pianta centrale con cupola, contenente i sepolcri di Clemente XII (al secolo Lorenzo Corsini), del cardinale Neri Maria Corsini e del cardinale Andrea Corsini.

Il transetto nord e il transetto sud
Il transetto nord della basilica ospita nella controfacciata l'enorme organo cinquecentesco di Luca Biagi decorato da Giovan Battista Montano.
Questo è costituito da tre trifore contenenti ciascuna una serie di canne in metallo, di cui alcune tortili. Nel transetto sud, invece, c'è l'altar maggiore, o del S.S. Sacramento, avente un ciborio barocco con pietre preziose.
Sopra il ciborio si trova il reliquiario della mensa su cui Gesù consumò l'Ultima Cena. Questo, raffigurante proprio il suddetto avvenimento,è opera di Ambrogio Buonvicino e di Orazio Censore. Sopra si trova l'affresco raffigurante l'Ascensione, opera del Cavalier d'Arpino.

L'altare papale e la confessione
Sopra la confessione, in cui si trova una recente statua lignea di San Giovanni Battista, si trova l'altare papale sormontato dallo spettacolare baldacchino gotico, opera dell'architetto Giovanni di Stefano. Sopra la volta che copre l'area riservata all'altare, chiusa da una fitta grata in oro, si trova i reliquiari delle teste dei S.S. Pietro e Paolo.
Lungo il cornicione esterno che divide la cella delle reliquie e lo spazio dell'altare, ci sono degli affreschi raffiguranti Santi e la Crocifissione, il Buon Pastore, la Madonna il trono col Bambino e l'Incoronazione di Maria.

L'abside e il coro di Leone XIII
Papa Leone XIII fece restaurare l'antica abside della basilica e, mantenendola pressoché integra nella sua struttura e decorazione, anteporre da un nuovo ambiente destinato ad accogliere il coro. Il nuovo coro, fastosamente decorato da affreschi, stocchi e marmi policromi, contiene sei cantorie, tre per lato, con parte delle canne dell'organo della basilica. Nel catino dell'abside c'è l'enorme mosaico raffigurante la Vergine che presenta il committente Nicolo IV inginocchiato, San Paolo, San Pietro, San Francesco d'Assisi, San Giovanni Battista, Sant'Antonio di Padova, San Giovanni Evangelista e Sant'Andrea. Al centro del mosaico si trovano la Croce di Cristo e la colomba dello Spirito Santo. Al di sotto delle finestre gotiche si trova una scritta, sempre realizzata con la tecnica del mosaico, che ricorda i lavori di rifacimento eseguiti da Leone XIII. In fondo l'abside si trova la cattedra papale cosmatesca decorata con marmi policromi vari e con bassorilievi.


Il complesso architettonico del Laterano

Palazzo del Laterano
Accanto alla Basilica è situato il Palazzo del Laterano, eretto sul finire del
XVI secolo da papa Sisto V al posto dell'antico Patriarchio, cioè l'antico palazzo patriarcale dei Papi, distrutto da un incendio nel XIV secolo e ormai pericolante, che era stato, ino al 1309, loro residenza ufficiale. L'attuale edificio, molto più piccolo del precedente, fu progettato da Domenico Fontana, che si ispirò all'architettura di Palazzo Farnese, e, dal 1586 il ricostruito Palazzo del Laterano venne usato nuovamente come residenza estiva, anche se in genere gli venne preferito il Palazzo del Quirinale.
Il palazzo del Laterano ospita il Vicariato della città di Roma, una delle due articolazioni su cui è strutturata la diocesi papale, competente per tutte le attività diocesane riguardanti la città ed il territorio esterno alla Città Leonina.
All'interno vi è inoltre un museo di antichità cristiane.

San Salvatore alla Scala Santa
Con la costruzione del nuovo palazzo, i resti dell'antico Patriarchio vennero traslati in un nuovo edificio, detto di San Salvatore alla Scala Santa o, più semplicemente,
Scala Santa, per la particolarità di contenere quella che è ritenuta dai devoti la scala del pretorio di Gerusalemme, dove Ponzio Pilato giudicò Gesù. La scala venne portata a Roma da Flavia Giulia Elena, madre di Costantino.
Sulla cima della scala si trova la cappella detta Sancta Sanctorum che conserva alcune tra le più importanti reliquie cristiane.

Chiostro lateranense
Dall'interno della basilica si accede anche al chiostro (opera dei più celebri
maestri cosmateschi romani).
Nel chiostro, oltre ad alcune testimonianze dell'antico Patriarchio, sono visibili opere di Arnolfo di Cambio e di altri artisti.
Il chiostro è legato all'esistenza in loco di un grande monastero benedettino racchiuso tra la mura aureliane, il Patriarchio e la basilica, nel quale abitava la comunità dei monaci addetti ai servizi nella basilica. L'unica parte che ancora rimane del grande complesso monastico è per l'appunto il chiostro, circondato da graziose colonne di marmo intarsiato. Sono di uno stile intermedio fra il romanico vero e proprio e quello gotico, opera di stile cosmatesco dei Vassalletto, famosa famiglia di marmorari romani, databile all'inizio del XIII secolo.
Con i suoi
36 metri di lato è il più grande chiostro di Roma.

Battistero lateranense
Il battistero del Laterano, con la sua pianta ottagonale, si leva separato dalla basilica. È stato fondato da papa
Sisto III, forse su una struttura precedente, dato che una leggenda dice che Costantino I fosse stato battezzato là ed avesse arricchito la struttura; in realtà fu battezzato in oriente, da un vescovo ariano. Questo Battistero è stato per molte generazioni l'unico Battistero a Roma e la sua struttura ottagonale, concentrata sul grande bacino per le immersioni complete, ha fornito un modello per altri battisteri per tutta l'Italia e perfino il motivo iconico per la cosiddetta "fontana di vita" dei manoscritti miniati.

Triclinio Leonino
Un'abside decorata con mosaici ed aperta all'aria, situata accanto a San Salvatore della Scala Santa, costituisce l'ultimo resto dell'antico Patriarchio. Si tratta di quanto rimane di una delle più grandi sale del palazzo antico, il triclinium fatto erigere da papa
Leone III come sala per i banchetti di Stato. La struttura attuale non è antica, ma è possibile che alcune parti dei mosaici originali siano state conservate in un mosaico in tre parti: nel centro Cristo affida agli Apostoli la loro missione, a sinistra consegna le chiavi a san Silvestro ed il Labaro a Costantino, mentre sulla destra san Pietro dà la stola a Leone III e le insegne a Carlo Magno.

Piazza di Porta San Giovanni
La Piazza davanti al Palazzo Laterano ospita un
obelisco di granito rosso alto più di 30m, forse il più grande esistente.
L'obelisco fu realizzato all'epoca dei faraoni Tutmosis III e Tutmosis IV (XV secolo a.C.) e proveniente dal tempio di Ammone a Tebe (Karnak) in Egitto.
Fu portato a Roma dall'imperatore Costanzo II nel 357 e collocato sulla spina del Circo Massimo, dove già si trovava l'obelisco Flaminio. Fu ritrovato rotto in tre pezzi nel 1587, insieme all'obelisco Flaminio, e fu eretto nel 1588 dall'architetto Domenico Fontana per volontà di papa Sisto V nella Piazza San Giovanni.
Nel 1929 i Patti Lateranensi assicurarono la sovranità alla Città del Vaticano, e lo status extraterritoriale al Laterano ed a Castel Gandolfo, come possedimenti della Santa Sede.
Recentemente in piazza di Porta San Giovanni è nata una nuova "tradizione" quella del
Concerto del Primo Maggio: è infatti ormai da parecchi anni che nella piazza antistante la Basilica il Primo Maggio viene organizzato dai Sindacati CGIL, CISL e UIL un grande concerto, a cui partecipano tutti i più importanti cantanti italiani, in onore della festa dei lavoratori.
Questo concerto raccoglie ogni anno centinaia di migliaia di giovani che accorrono da tutta Italia.
Nel 15 ottobre 2000, una lapide commemorativa in onore delle vittime della miseria è stata posta sul sagrato della basilica. Riproduce l'originale inaugurato sul Sagrato delle Libertà e dei Diritti dell'Uomo, al Trocadero a Parigi, il 17 ottobre 1987, da padre Joseph Wresinski, fondatore del Movimento Internazionale ATD Quarto Mondo, alla presenza di 100.000 difensori dei Diritti dell'Uomo di
tutti paesi, condizioni e origini.
Nel 1992, il 17 ottobre fu proclamato Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria dalle Nazioni unite, e si celebra ormai ogni anno in tutto il mondo. Il testo della lapide proclama:
"I difensori dei diritti dell'Uomo e del Cittadino di tutti i paesi si sono riuniti su questo sagrato. Hanno reso omaggio alle vittime della fame, dell'ignoranza e della violenza. Hanno sostenuto di essere convinti che la miseria non è fatale. Hanno proclamato la loro solidarietà con coloro che in tutto il mondo lottano per distruggerla".
"Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell'uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro. Padre Joseph Wresinski, Parigi, 17 ottobre 1987".
"Mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni, disprezzo dei poveri e degli ultimi. Giovanni Paolo II, Roma, 12 marzo 2000".

Liturgie e tradizioni di san Giovanni in Laterano
Nel calendario liturgico della Chiesa cattolica, la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano è il
9 novembre.
Come sede vescovile di Roma, san Giovanni ospita grandi liturgie, ed era anticamente meta delle principali processioni della Roma papalina.
Proprio in funzione di tutto ciò
papa Gregorio XIII aprì alla fine del Cinquecento la via Merulana, poi prolungata da Sisto V per offrire un adeguato scenario a processioni e cortei pontifici tra Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, la Scala Santa e Santa Croce in Gerusalemme. Di queste grandi e frequenti processioni sussiste ancora solo quella del Corpus Domini, ripristinata da papa Giovanni Paolo II.
La festa popolare di san Giovanni, tuttavia, era quella del
24 giugno, solennità della Natività di S. Giovanni Battista, festa romana, carica di tutte le tradizioni popolari legate al solstizio d'estate: le streghe, che si raccoglievano di notte sui prati davanti alla basilica, lasciavano il posto di giorno a scampagnate, bancarelle, gran bevute e gran mangiate di lumache, stornelli, pacificazioni e risse d'osteria.

La presa di possesso del Laterano
Alla presentazione del nuovo pontefice, eseguita attraverso il tradizionale annuncio dell'Habemus Papam, segue, solitamente dopo pochi giorni la solenne cerimonia di incoronazione papale nella basilica di San Pietro in Vaticano, che avvia il complesso delle cerimonie di insediamento, che comprendono, nei giorni successivi, le visite alle basiliche patriarcali di San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore e che si concludono con la solenne cerimonia di presa di possesso della cathedra episcopalis in quanto Vescovo di Roma.
Per secoli, una delle principali caratteristiche della presa di possesso del Laterano era la solenne cavalcata papale con cui il Pontefice, partendo dai Sacri Palazzi del Vaticano o del Quirinale, attraversando in processione tutto il centro di Roma, raggiungeva a cavallo di una mula bianca la cattedrale del Laterano.

Santa Maria del Pozzo
La Reale Basilica Santuario di Santa Maria del Pozzo di Capurso è affiliata alla Basilica di San Giovanni in Laterano.
I segni visibili di questa concessione sono L'ombrello a fasce rosse e oro e il Campanello portati in processione meridiana l'ultima domenica d'Agosto, giorno in cui si festeggia, la solennità di Santa Maria del pozzo Madre e Regina di Misericordia.

Curiosità
La tomba di papa Silvestro II
In San Giovanni esiste, piuttosto nascosta, la tomba di un altro papa Silvestro II, uomo di grande sapienza al quale nel Medioevo si aggiunse una sinistra fama di mago. Si dice che la tomba originale, erettagli da papa Sergio IV, si inumidiva quando si avvicinava la morte di un cardinale, mentre trasudava acqua quando un papa veniva a morte. Questo fino al 1684, quando, per volere di Papa Innocenzo XI, venne aperta per un'ispezione e le spoglie del papa, trovate intatte, si dissolsero al contatto con l'aria. Una parte dell'iscrizione sulla tomba di Gerberto recita
Iste locus Silvestris membra sepulti venturo Domino conferet ad sonitum ("Questo luogo, all'arrivo del Signore, renderà al suono dell'ultima tromba i resti sepolti di Silvestro II"): la traduzione erronea di conferet ad sonitum con "emetterà un suono" diede adito alla curiosa leggenda che le sue ossa sbatacchino subito prima della morte di un papa.
Il secondo sepolcro venne innalzato da Francesco Borromini; la tomba attuale venne eretta nel 1910, a seguito della distruzione di quella borrominiana, su progetto dell'architetto Gzila Nalder.
Reliquie
In cima al baldacchino che sovrasta l'altare papale sono conservate, dentro degli splendidi reliquiari, le teste degli apostoli San Pietro e San Paolo. I reliquiari sono del 1804 e sostituiscono quelli andati trafugati durante 1799 e che erano stati realizzati da Giovanni di Bartolo.
Oltre le teste dei due apostoli un'altra preziosa reliquia conservata nella basilica di San Giovanni è un frammento della tavola dove, secondo una leggenda medievale, Gesù avrebbe consumato assieme agli apostoli l'Ultima Cena.

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